A cosa devono realmente puntare le Pmi on-line?

A cosa devono realmente puntare le Pmi on-line?

Tutte le indagini più accreditate restituiscono la stessa fotografia: la presenza on-line delle piccole e medie imprese (Pmi) italiane migliora ma, in molti casi, non è ancora al passo coi tempi.

L’emergenza Coronavirus, ovviamente, non aiuta.

Le istituzioni già prima della crisi non si muovevano in modo particolarmente diretto e “concreto” per le PMI, con un’ “Innovazione 4.0”, ad esempio, decisamente criptica e comunque eccessivamente “faraonica” per le piccole imprese. Chi darà, in  alle Pmi nostrane il know-how e gli strumenti giusti (efficaci, a basso costo) per promuoversi e  acquisire reale visibilità sulla Rete?

Dai vari giganti dell’informatica e del web sembrano arrivare solo soluzioni poco radicali e comunque troppo “interessate” (sistemi proprietari poco gestibili direttamente, spesso scarsamente finalizzati al posizionamento sistematico nei risultati dei motori di ricerca, oppure “pacchetti” tutti rivolti all’acquisto di advertising on-line). In ogni caso proposte destinate a lasciare il tempo che trovano, mentre le varie istituzioni pubbliche sono ancora ben lontane dall’essere in grado di fornire alle piccole e medie imprese indicazioni chiare (sistemi open source, formazione di base semplice e professionale) e azioni orientate ai risultati.

E dunque a quali obiettivi dovrebbero puntare e che soluzioni dovrebbero adottare, on-line, le Pmi?

Posizionamento, appunto, nei motori di ricerca (se sono un pastificio di Caserta devo tentare di essere fra i primi risultati “naturali”  alla ricerca “pastificio Caserta” e con altre chiavi di ricerca pertinenti alla mia attività). Molto meno interessante apparire fra le poco cliccate pubblicità che “incorniciano” i risultati stessi. Un buon posizionamento (ottenibile attraverso una Seo – Search engine optimization – ben fatta) significa avere visitatori unici sul sito aziendale e quindi visibilità e quindi, sperabilmente, conversioni e acquisti.

Altro obiettivo dovrebbe essere quello di ottenere interazioni e coinvolgimento degli utenti sui social networks (in primis, in funzione dei target, Facebook, Linkedin, YouTube…), e non solo semplici “amici” o “likes”.

Ma questi obiettivi possono essere raggiunti solo adottando linguaggi e piattaforme web adeguate (le principali piattaforme “open source” – a codice sorgente libero – quali Joomla, Drupal e soprattutto WordPress sono assai gradite a Google o a Bing); ottimizzando i contenuti secondo le tecniche della Seo, e quindi inserendo in modo intelligente e armonioso nei contenuti le parole chiave cercate dagli utenti;  intervenendo sui social con articoli (post) realmente interessanti per gli utenti (e quindi non troppo “istituzionali”) e facendo adeguate PR (public relations) con pagine e personaggi “influenti” di settori pertinenti alla mia attività.

E tutto questo, alla fine, sono in pochi a degnarsi di spiegarlo bene e in parole povere alle piccole e medie imprese. E anche molte grandi aziende rimangono all’oscuro o si fanno fuorviare da consulenti poco capaci di focalizzare le strategie giuste o disposti a sporcarsi le mani nel mettere in pratica la teoria.

La formazione digitale, è oggi come oggi, la strada più pratica per le Pmi di acquisire quei know-how essenziali per ottenere risultati concreti attraverso la Rete. E di questo parleremo sempre più intensamente e con forza, con le parole più semplici possibili. Una necessità vitale in tempi di crisi.

 

Ma il web marketing può rimanere senza marketing?

Ma il web marketing può rimanere senza marketing?

Agli albori del nuovo millennio eravamo riusciti a contare più di 850 corsi di marketing l’anno in Italia. Una rilevazione senza nessun fondamento di attendibilità statistica che non distingueva per la durata dei corsi ma escludeva solo i workshop di una sola giornata.

Nel 2020 i corsi di marketing risultano essere quasi del tutto scomparsi, per lasciare spazio a una serie infinita (e un po’ ripetitiva) di corsi e proposte di consulenza di “web marketing”.
Cos’è successo? Si tratta di un’evoluzione della stessa materia?

Cominciamo analizzando ciò che il web marketing promette nello spamming quotidiano con le parole dei suoi molti proponenti:

  • come aumentare vendite e clienti
  • strategie (?) di web marketing per generare in automatico nuovi clienti
  • vuoi diventare un esperto di marketing? (un “esperto”, con un corso a 75 €?)
  • il millepercento dei tuoi clienti! (tanti nuovi clienti in più ogni mese)
  • i nostri clienti aumentano le vendite dal 30 al 300% E tu?
  • oggi finalmente il marketing scientifico!

Marketing non è esattamente questo. Vogliamo parlare di vendita e comunicazione? Promotion, se preferite.
Marketing è una filosofia di gestione che mette il cliente (di solito il cliente finale) al centro del sistema. Brutalmente: “prima di giocarti la camicia cercando di vendere quello che produci, prova a chiederti di cosa il mercato ha bisogno e se così si possono fare dei soldi”.
Mancherebbe quindi al web marketing proprio il controllo degli aspetti più nobili della professione: ad esempio la strategia e gli economics.

E allora facciamo attenzione. Nessuno nega l’efficacia del web marketing (figuriamoci noi!), ma assicuriamoci che non si esaurisca tutto solo in SEO SEM e Social. Che ci sia qualcosa prima: l’analisi del contesto e della concorrenza, le forze e debolezze dell’azienda. Che si siano definiti gli obiettivi (più facile a dirsi che a farsi). Che si sappia tutto ciò che si deve sapere del cliente finale (dove sono finite le ricerche qualitative?) e considerati gli interessi degli intermediari. Che si sia ben segmentato il mercato, e deciso il nostro target. Che l’architettura del settore e delle sue tendenze non sia vissuta come “un’eccentricità del secolo scorso, perché oggi il marketing è scientifico”

Perciò, prima di affidarci alla media circolante dei “guru del web marketing”, assicuriamoci che nella band ci sia qualcuno che il marketing lo conosce davvero.

Internet ancora non ti convince?

Internet ancora non ti convince?

UNA SERIA RIFLESSIONE SUL PRESENTE E IL FUTURO DELLE PMI ITALIANE

Sentiamo dire spesso che il futuro delle piccole medie imprese in Italia è in buona misura condizionato dallo sviluppo di internet. E’ difficile negarlo, perché – per quanto internet non sia l’unico fattore rilevante – la rete offre tali vantaggi alle PMI da rendere inconcepibile che se ne possa fare a meno.

Tutti i dati (Eurostat) vedono la rete in forte crescita in Italia e nel mondo. Alla fine del 2012 il 63% delle famiglie italiane è connesso, di queste circa la metà fanno un uso quotidiano di internet e più o meno altrettanti sono gli iscritti a qualche social network, coloro che leggono giornali on line, che acquistano biglietti di viaggio e soggiorni in rete. Il 30% fa regolarmente acquisti on line.

E’ curioso, ma ci sono ricerche (BCG) che dimostrano come le PMI italiane attive sul web registrino mediamente significativi tassi di crescita anche nella crisi (+1,2%), mentre quelle che sono presenti solo con il sito o sono del tutto assenti arretrano (-2,4% e -4,5%) Stesso andamento per le esportazioni, la produttività e la redditività delle imprese

La pubblicità è nel 2012 in crollo su tutti i mezzi (- 8,4%) mentre internet come mezzo pubblicitario cresce con un tasso a due cifre (+11%), e non sono più solo le grandi imprese con molto denaro a promuoversi sui grandi media come succedeva con la televisione: internet ha dato a tutte le PMI la possibilità di farsi conoscere e promuoversi.

E allora perché sono ancora così poche le PMI realmente attive sulla rete, malgrado l’evidenza dei migliori risultati di chi invece ha imparato ad usare il mezzo?
Ci sono problemi, soprattutto una diffidenza diffusa. La poca voglia di imparare cose che non sono affatto così intuitive come dicono. La difficoltà di intendersi con il popolo del web, gli smanettoni che parlano solo per acronimi. Il fatto che basta imparare una cosa perché il giorno dopo la si debba fare in un altro modo. Molti cattivi professionisti in circolazione, il più delle volte “venditori di miracoli”
Il risultato? Si fa poco. Ci si stanca presto e si abbandona. Si perde ancora terreno.

La verità è che non basta sapere di web, servono competenze in tanti settori. Un po’ di visione strategica , un po’ di marketing, un po’ di informatica (non più che tanto), un po’ di pubblicità e soprattutto copywriting (magari in chiave SEO), un po’ di web marketing e di conoscenza dei social network.

Perché la risposta è Share Now?
Perché Share Now non è una società ma un network di professionisti eccellenti, con tanta esperienza proprio nelle aree che servono. Share Now conosce il web dal 1995 e sa bene cosa si aspettano le PMI italiane. Sa bene che le aziende vogliono risultati.
Ma quali? Ad esempio visibilità, awareness, utenti in crescita, contatti e conversione, ma soprattutto vendite. Vuoi saperne di più clicca qui. Oppure contattaci.